Dopo il voto: inizio di un lavoro

Mons. Luigi Negridi Mons. Luigi Negri

Chiedo ospitalità alla Nuova Bussola Quotidiana per un intervento che non è di carattere politico in senso stretto, visto che mi mancano le competenze e non è la mia funzione. Voglio invece esprimere il sentimento di un cittadino qualunque che è anche vescovo, e perciò è radicato nella vita del popolo, della gente; quella gente che è investita da una crisi finanziaria di proporzioni terribili, segnata dalla sfiducia in istituzioni che per troppo tempo hanno privilegiato interessi particolaristici. Sembra difficilmente riguadagnabile un’esperienza di vita fatta di cose grandi, dell’ideale del conoscere, dell’amare. Prevalgono una meschinità e una piaggeria che sembrano consegnare il nostro paese al pensiero unico dominante, che non si può neanche discutere.

L’esito elettorale ha significato che il popolo ha usato un grande buon senso, e non mi riferisco a un solo partito. Non so definire i termini politici di questo esito. Ha però vinto il buon senso che ha preferito dare credito a una possibilità che potrebbe rivelarsi nel tempo positiva anziché farsi travolgere da irrazionalità di urla, insulti, volontà distruttive, ignoranza macroscopica. È stato ragionevole sostenere il lavorare affinché le possibilità positive si esprimano anziché lasciarsi invadere da una reazione irragionevole e non costruttiva.

Certo, all’indomani delle elezioni il problema è proseguire un lavoro a livello sociale che consenta un confronto vivo tra le varie posizioni, perché è pur vero che nel nostro paese ci sono diverse posizioni ideali, culturali, religiose. Eppure c’è un prevalere quasi indiscusso e indiscutibile dell’ideologia libertaria e consumistica insieme, c’è l’apparire preoccupante di fenomeni di discriminazione per chi non si adegua al pensiero unico dominante.

È necessario invece che le varie posizioni culturali approfondiscano la loro identità, maturino le loro ragioni, che possono essere diverse. Gli amici cattolici che sono intervenuti nella vicenda partitica debbono considerare e debbono interloquire a tutto campo con il governo e con le istituzioni perché chi ha vinto questa battaglia, l’ha vinta per una promessa di ripresa di benessere economico; non l’ha certamente vinta per le strampalate teorie gender che pure dice di sostenere, meno che mai l’ha vinta per l’approvazione dei matrimoni omosessuali. Chi ha vinto questa battaglia politica non può illudersi che i cattolici possano essere d’accordo con lui sull’ideologia.

Qui va operata la distinzione vera tra le riforme economiche e istituzionali da una parte e le ideologie formulate dalla sinistra dall’altra. È una distinzione necessaria e su queste ideologie ci deve essere lo spazio del confronto a tutto campo; bisognerà essere disposti a un dialogo che non sacrifichi e non riduca l’identità espressa dalla nostra tradizione cattolica.

È quindi per tutti, non solo per chi ha vinto, l’inizio di un lavoro. Bando a trionfalismi o a depressioni: ben venga un ambito dove il confronto politico a tutti i livelli sia perseguito in maniera attiva per il benessere del popolo, come richiamava molto spesso don Luigi Giussani.

tratto da La Nuova Bussola Quotidiana
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